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sabato 25 gennaio 2014

LA PINSA DEL GRILLO


STELLINE TRIPPA ADVISOR: * * * e mezzo

CATEGORIA: ristorante/pizzeria

INDIRIZZO: Via Val Trompia 8, ROMA

FASCIA DI PREZZO: 11-20 euri

Allora.
Buone vacanze passate,buone feste passate, ma soprattutto buon anno nuovo, sperando  che ci porti un sacco di soldi e non solo, perchè come tutti voi sapete benissimo,
i soldi non sono così importanti nella vita e sopratutto non fanno la felicità.
Come tutti sanno, infatti, la felicità la fanno LE CALORIE
Ma bando alle ciance.

"You know I caaan't live without youuuu, can't smile without youuuu"

Parliamo del ristorante, di questa particolare pizzeria situata in zona Monte Sacro.
(No, non mangio solo a Roma Sud, anche se roma sud è comunque molto meglio)

Era il primo gennaio 2014, e giustamente volevo inaugurare il nuovo anno con dei soldi spesi per il cibo.
Veniamo invitati in questo posto, frequentato assiduamente da una coppia di amici amanti della cosiddetta "pinsa" romana.

MA CHE CAZZO E', ME SA CHE SE SO SBAJATI A SCRIVE PIZZA.

No, in realtà la pinsa non è altro che una pizza rettangolare/ellittica  fatta con un impasto magico che stranamente non fa ingrassare, sperimentata (sembra) inizialmente dai romani.



Alcuni sostengono che sia farina di Stevia, altri sostengono sia farina di Adderall. Io preferisco pensare che in realtà faccia ingrassare come tutte le cose buone del mondo.

In realtà si tratta di un miscuglio di farine, tra cui spicca quella di Soia (dove cazzo la prendevano la soia i romani, boh), e da una lunga lavorazione dell'impasto e lievitazione, insomma, mentre nella pizza normale ci sono i lieviti, in questa ci crescono direttamente delle colonie feline.

Veniamo accolti con garbo dal cameriere, (che da qui in poi chiameremo Povero Cameriere) che si sarebbe occupato del nostro tavolo.

O meglio, dall'unico cameriere che offriva tale posto, un povero cristo che doveva farsi due piani di ristorante con mille piatti in mano.

Ordiniamo come antipasto i fritti misti, consigliati dal ristorante.
Erano crocchette magiche, una delle più buone era quella alla 'nduja, ma come propone sempre più spesso l'ormai avanzatissima industria del fritto romano, alcune varianti erano altrettanto strabilianti: quello con radicchio e gorgonzola mi ha fatto provare una gioia paragonabile solo a quella di diventare madre.


"Oh mio dio è bellissimo, ha gli occhi del papà!"

Ma parliamo di questa Pinsa.
Era la prima volta tra me e lei.
Io, santa sostenitrice della pizza napoletana, grandissima aborritrice della pizza romana, ero al primo incontro con questa nuova forma di vita, questa sedicente Pinsa.
Già dal nome pareva un surrogato della sacra delizia partenopea, ma il mio rapporto con i carboidrati è talmente stretto e simbiotico che non potevo farne a meno.

Il menu offre tante farciture diverse, alcune molto particolari, per esempio crudo e riccioli di melone, altre classiche, come le farciture di una normalissima pizza.

Quando vidi il Povero Cameriere servire questa Pinsa ai nostri vicini di tavolo mi s'illuminarono gli occhi.

Esteticamente è molto bella, ha i bordi alti che ricordano un incrocio tra i cornicioni della pizza napoletana e la crosta della pizza bianca dei panettieri romani.

Quando la vidi la prima volta capii che non ero sola al mondo, che potevamo diventare amiche.

L'impasto era ben cotto e gli ingredienti sopra erano gettati mezzi a random, ma garantivano un risultato di veracità che ci aveva impressionato. Il gusto era altrettanto soddisfacente.

La Pinsa è veramente un piatto di cristo.
Leggera, soffice, sana.

Ma soprattutto dato che riesce a riempirti lo stomaco prima che tu riesca a trovare la forza per terminarla, è sicuramente il piatto ideale per le wannabe models su Tumblr.

Ma parliamo del servizio.

Il Povero Cameriere c'ha seguito per tutto il tempo.

Il Povero Cameriere è riuscito a trasformare una semplice e serena cena tra amici in un'immensa Sagra del Trolling.

Certo, quando ci porti per due volte dei caffè freddi, noi te li rimandiamo indietro e ci senti ridere e dire cose "ah zi, chiedigliene un altro, se ce porta pure il terzo caffè freddo te pago la benza pe tornà a casa" forse è il caso che controlli la macchina del caffè.

Ma non è colpa tua dolce principe imbranato della ristorazione italiana.
Forse è vero quello che diceva papà.
Forse è meglio che vai a finire Scienze delle Comunicazioni, chè il mondo del lavoro non fa proprio per te.

MONEY TALKING: onestissimo, come una pizzeria romana media.


giovedì 26 dicembre 2013

RISTORANTE CINESE CELEBRITÀ

STELLINE TRIPPA ADVISOR:   * * * *

INDIRIZZO: Via Igino Giordani 53  ROMA

FASCIA DI PREZZO:  15-25 euri

Eccoci di nuovo a scrivere, dopo tanto tempo, purtroppo ho avuto degli importanti contrattempi, faticosi e paragonabili solo al colera o ad una gravidanza indesiderata.

Comunque, in questo lasso di tempo, non sono stata con le mani in mano, anzi, non ho fatto altro che magnare male per arricchire la mia cultura gastronomica.
Fu così che una sera, un'amica, c'ha invitati a cena in questo particolare ristorantino situato precisamente in zona Colli Aniene (zona meglio conosciuta col nome di "Nulla") sostenendo che fosse il quarto miglior ristorante di cucina cinese situato in Italia.

La contesa era (chiaramente) il paragone con Sonia, rinomato ristorante cinese di Piazza Vittorio ultra famoso per la sua cucina genuina e per l'accento fortemente romanaccio dei camerieri cinesi.

"Ah zì, questo da' in culo a Sonia, fidate"- disse la nostra amica, e noi già pronti a riderle sonoramente in faccia.

Ma andiamo con ordine:

Il nome c'ha subito colpiti.
Sicuramente è un nome atipico per un ristorante cinese, dal momento in cui, per fare scena, i furbissimi proprietari usano nomi orientali accattivanti tipo GHUANGHJENHGHONKHMING (che magari poi tradotti in italiano vogliono dire "in questo posto serviamo cani"), però devo dire che la scelta del nome in questo caso è stata azzeccatissima, e la conferma di ciò ce l'ho avuta quando misi piede lì dentro per la prima volta.


L'ingresso del locale.


Delle celebrità.


Un locale molto piccolo.
Molto, molto piccolo. 
E tappezzato di fotografie di VIP, tra cui spiccavano Maurizio Costanzo, attori di Un Posto Al Sole, Licia Colò, Marco Columbro e Giulio Andreotti, che lì dentro ci festeggiò circa 126 compleanni
Quasi a dimostrare "l'esclusività" del posto.

Non che ritrarre un Umberto Smaila particolarmente sudato che mangia del riso croccante piccante possa essere necessariamente considerato un archetipo chic, ma non si sa mai.

Quello che ci siamo chiesti noi, in ogni caso, è come mai tutte queste celebrità s'accollano un viaggio fino a Colli Aniene per venire a mangiare qui? 
Come è possibile che Andreotti tra una trattativa Stato - Mafia e un'altra veniva a farsi due ravioli al vapore e a farsi fotografare? 
Come è possibile che Marco Columbro adesso ha avuto un' aneurisma cerebrale e crede negli alieni?

La risposta è nella qualità del cibo.
E' uno dei pochissimi ristoranti in italia, che vanta di fare gli spaghetti a mano, nel metodo tradizionale cinese.


Inoltre, riesci a riconoscere quello che mangi, sai insomma effettivamente quali sono gli ingredienti che usano per cucinare quelle prelibatezze, senza ritrovarsi brutte sorprese (al contrario invece di GHUANGHJENHGHONKHMING)

Arrivati, ci accolgono sorridenti porgendoci i menu e trattandoci come vere celebrità (salvo poi non volendosi fare la foto con noi, come invece hanno fatto con gli attori di Un Posto al Sole). 
Mi guardo attorno, il localino è pieno zeppo di gente che va e che viene, c'è un LCD sintonizzato su televendite cinesi e ci sono bambini cinesi che fanno i compiti fino alle 11 di sera come ogni asiatico che si rispetti.

I camerieri non sanno una singola parola di italiano, e ti chiedi come hanno fatto a servire Gigi D'Alessio
Poi ti ricordi che nessuno dei due parla italiano e ti rassicuri un pochino.

Col menù davanti capiamo subito che ci sono alcuni piatti che sono abbastanza uguali a quelli di un normale cinese, mentre altri, contraddistinti da un simboletto rosso, sono completamente originali e (si presume) molto più vicini ai piatti tradizionali cinesi. 
E sono proprio questi quelli che vi consigliamo.

Senza entrare nel dettaglio (non ricordo i nomi dei piatti che abbiamo preso, scusate), quasi tutti i secondi, le zuppe, buona parte dei primi e dei dolci sono di qualità eccelsa e piuttosto differenti da come li fanno in quel wok gestito da bangla che avete sotto casa.
Ogni secondo, tra l'altro, viene servito con una carota finemente intagliata a ritrarre l'animale che state mangiando prima che venisse ridotto a brandelli, saltato nella salsa di soia e servito a voi

Nel mio maiale "agli odori piccanti" c'era una scultura di una torre cinese, chissà cosa avrà voluto dire.


"Sbrigate che al tavolo tre stanno ancora a aspettà la Fenice con funghi e bambù"
"Sisi arivo"

Nota particolare va ai dolci, niente gelato fritto, ma dei mochi  fantastici: esatto, i dolcetti appiccicosi fatti col riso glutinoso, quelli che quando vedevate Doraemon pensavate "ma che schifo, la marmellata di fagioli rossi". 
Eh no, invece sto ripieno di marmellata di fagioli rossi è proprio buono.

Unica nota negativa: un servizio un po' lento. 



MONEY TALKING: Onestissimo, si spende meno di 20 euro a persona e si mangia bene. 
Le porzioni non sono delle valanghe di roba, ma non ce n'è neanche il bisogno.

giovedì 7 novembre 2013

THE FOODERS: MAZZO



STELLINE TRIPPA ADVISOR: * * *

INDIRIZZO: Via delle rose 54, zona Centocelle, ROMA

FASCIA DI PREZZO: prezzo hipster: 20 euri/prezzo umano: 30 euri, ma manco te bastano.

Parliamone, questo blog si chiama Trippa Advisor perchè mi piace andare per i ristoranti a magnare. Mi sembrava di essere stata chiara.
Magnare è il principio dietro il quale si fonda questo blog.
Mi piace quella sensazione di schifo nei confronti del mio corpo quando esci da un locale, fiera di aver speso i miei risparmi in fetide calorie.
Benchè i cibi siano parzialmente ispirati alla tradizione italiana/ romana, questo posto delude già in partenza i presupposti di Trippa Advisor.

Ma entriamo nel dettaglio.

Mazzo è gestito da una cooperativa di talentuosi giovani, che hanno messo su questo laboratorio di cibo hipster per una clientela a cui (evidentemente) piace mangiare poco e stare in pace con il proprio corpo. 


Antica litografia che ritrae il cliente medio di Mazzo dal 1890.


Situato in zona Centocelle, questo locale è decisamente un posto carino per fare aperitivo, degustazione e pranzo o cena.

Si tratta di un piccolissimo anfratto che punta forse un po' troppo sull'esclusività: al suo interno possiede solo dodici coperti: dieci su uno stesso tavolo di legno e due sgabelli al muro.

Il muro, oltre a tenere insieme le pareti ed il tetto, ed a rappresentare il tavolo appartato per le coppie, offre il primo metro di giudizio per il locale in sè: presenta infatti il menù scritto a gesso (con tanto di font da tatuatore del Pigneto), proprio come nell'antica tradizione radical chic.


"Signorina, prego si accomodi"

Dato il basso numero dei posti disponibili, risulta anche abbastanza difficile prenotare con un anticipo d
i meno 24 ore.

Una volta prenotato, con tutta la fame che sale, è possibile apprezzare della buona Punk Ipa con un sottofondo free jazz molto soft. 
Tutto molto carino, no?

Ma arriviamo al cibo.
Si tratta di cucina romana reinventata per gli alternativi
E fin qui nessun problema. Sono giovane e alternativa anche io, no?
Il problema si pone quando in un ristorante ti fanno mangiare poco, anche se in maniera originale e simpatica: le porzioni, relazionate ai prezzi, sono di una tristezza infinita, una quantità che non ti fa mai smettere di calcolare mentalmente se quello che stai mangiando vale i soldi che ci stai spendendo.
E la risposta è spesso "NO, PER DIO NO!".
Tra gli antipasti, ad esempio, spicca il crostone al lardo e cavolo nero. Buono eh, per carità, il cavolo nero si abbina perfettamente con il lardo. 

Ma stiamo parlando di una cazzo di fetta di pane alla modica cifra di OTTO CAZZODIEURO.

Il menu (un po' povero, ma piuttosto vario) cambia, a seconda delle stagioni e della disponibilità degli ingredienti e comprende primi tipici della cucina romana come i maccheroni aglio olio peperoncino e broccoli (nota di merito particolare in questo caso, anche per la porzione) e secondi apprezzabili, come le (anzi, LA) famose salsicce alla birra portate insieme a tre patatine fritte (di numero) insieme a salsette tipo senape e ketchup, reinventate per l'occasione in modo alternativo mischiate probabilmente col wasabi e con la Stevia.

Per rimanere in tema, segnaliamo l'antipasto di "Tapas", piattini con circa 15 grammi di pietanza alla modica cifra di 3 euro l'una





Come l'erba in Uruguay, in pratica


Degne di nota sono sicuramente quelle tre patatine fritte, tagliate in pezzi grossi a tal punto che ti dimostrano la genuinità della materia prima (hanno la buccia, questo dimostra che il prodotto è mega buono, mega genuino e mega non surgelato, ma rimane comunque POCO.) e fritte al modo giusto, con un olio alla giusta temperatura che permette una frittura più sana e più croccante e più radical.

Buona la trippa, buona anche se viene servita in una porzione pro ana
Buona anche se mi domando quale sia il senso dietro a servire della TRIPPA ALLA ROMANA in porzioni così piccole.


MONEY TALKING: in relazione alle porzioni i prezzi sono proibitivi
Per saziarvi dovrete spendere forse anche 40 euro a persona.
Mazzo è un ristorante interessante e sicuramente originale.
 Ma non è un posto per mangiare, è piuttosto un posto per degustare, un posto per non sentirsi in lotta continua coi trigliceridi, un posto che rosichi quando t'arriva il conto, non quando ti pesi il giorno dopo.

giovedì 24 ottobre 2013

RISTORANTE IL COCCIO


STELLINE TRIPPA ADVISOR: * * * *

CATEGORIAcucina romana ignorante

INDIRIZZO: Via dei meli 34, ROMA

FASCIA DI PREZZO: tra i 20 e i 30 euri

Parliamo finalmente di una trattoria romana come si deve

Situata nella caratteristica Centocelle, (patria di numerose tute del Chelsea e di un numero sempre crescente di motorini rubati) Il Coccio rappresenta tutto ciò che un amante o un semplice curioso della cucina romana può chiedere.


Perfetto per la privacy con un'edera a prova di paparazzi.


La clientela rispecchia le varie identità di cui si caratterizza la città: dai classici bori con sopracciglia più sottili di Kate Moss tagliata per verticale agli hardcorer tatuati con tanto di cani al seguito fino ad arrivare ai classici anziani del quartiere, che continuano imperterriti a paragonare la cacio e pepe del ristorante con quella delle loro nonne ai tempi del dopoguerra.

Decisi di andarci in una calda giornata estiva, giusto per restare leggera per la prova costume (che non considero più dal 2011) e subito ci accoglie il gestore, una persona che sicuramente resterà a lungo impressa nei vostri cuori, sia per la sua incredibile gentilezza, sia per i suoi modi un po' effeminati. 

(e non starò ad aggiungere altro, visti i recenti guai avuti dal signor Barilla. Io comunque ho uno zio avvocato e un cugino gay, quindi dovrei sta tranquilla)


Il  solare Massimo, gestore del ristorante.

Ma parliamo del cibo.
Un'accoglienza a dir poco eccezionale: appena seduti, arriva un quintale di freschissimo e spessissimo pane fatto in casa che m'ha fatto ricordare con nostalgia le fattorie sui monti abruzzesi da cui provengo.


Mi manca condividere il cibo in giardino con gli stambecchi e i daini.
Erano così generosi.


Comunque, oltre al pane di cristo, appena ti siedi a tavola arriva anche l'antipasto della casa (NON offerto da loro, anzi, da 8 euro a porzione, ma non c'è davvero motivo di lamentarsi). 
Un ricchissimo antipasto sufficiente a colmare il tuo addome prima ancora di accorgersene.
L'antipasto è il classico antipasto all'italiana: salumi, verdure grigliate, insalatine di legumi e una meravigliosa mozzarella di bufala al centro del piattone, grossa quando una zinna di Pamela Anderson.


Alcuni esperti chirurghi sostengono tuttora che Pamela abbia inserito nel proprio tessuto mammario nient'altro che queste mozzarelle, grazie al suo incontro fortuito con Massimo che gliele offrì quella volta in cui andò a farsi fare l'autografo da David Hasselhoff.


Degna di nota anche una sorta di crostini di pane in modalità "panzanella", bagnati quindi di acqua olio e pomodori.

Se riuscite a sopravvivere all'antipasto e al pane di cristo (si l'ho rinominato così) potete scegliere tra una vasta gamma di primi che il buon Massimo riuscirà ad illustrarvi alla perfezione cercando di soddisfare il vostro grado di fame e riuscendo sempre a trovare un ottimo compromesso.

I piatti sono quelli della tipica cucina romana:
Da una superlativa Cacio e pepe al famoso ragù romano, (dice che l'hanno fatto cuocere 4 ore, ma noi ci siamo andati alle 8 e io non ci credo che hanno cominciato alle 4 di pomeriggio. Comunque...) fino alla Pajata, una perla per intenditori e amanti dell'intestino tenue in generale.



                                                                                                 Ecchetela, tiè.

Grande spazio ai secondi, dalla classica coda alla vaccinara, alla coratella, all'Abbacchio arrosto fino ad un pollo con peperoni che te dico fermate.

Per quanto riguarda la mia esperienza personale, io ero satura di carbs già all'antipasto grazie al pane di cristo, però nulla mi ha fermato dall'ordinare una porzione di cacio e pepe (molto abbondante che ho diviso in due) e una porzione di coda alla vaccinara accompagnata da una quantità di sugo impressionante, che ci ha costretti a finire mezzo filone di pane per fare la scarpetta (altrimenti avremmo dovuto versarlo nel bicchiere e berlo).

Ecco perché non ci sono mie foto in costume dal 2011.

Per quanto riguarda i dessert, degno di nota è il classico tiramisù con la ricetta de mi madre, come dice Massimo, che utilizza i biscotti Gentilini al posto dei più famosi savoiardi, e di una gusto tale da essere calcolabile solo su scala Richter.


MONEY TALKING:

Il prezzo non è propriamente quello di una trattoria, per mangiare bene si spendono anche 30 euro a persona
Però avrete la soddisfazione di dire a vostro nonno o vostro padre :"No, questa cacio e pepe non è come quella che faceva tua madre. Questa è meglio".

martedì 15 ottobre 2013

ALÌ BABÀ KEBAB



STELLINE TRIPPA ADVISOR: * * * * *

CATEGORIA: kebab/cucina araba/cucina mediorientale

INDIRIZZO: Via Carroceto 96, Roma

FASCIA DI PREZZO: 2-10 euri

Ormai sappiamo tutti che Arco Di Travertino è una zona di Roma dedicata esclusivamente alla gastronomia.
(che altro c'è di importante ad Arco di Travertino? No, sul serio!)


Arco Di Travertino tirata a lucido durante una domenica di festa.

Qui trovi perle rare come Orfeo e locali mainstream come Rossopomodoro, Burger King e quel bar di pariolini (di Roma sud) disposti a spendere 10 euro per un bicchiere di latte e Nesquik del Lattepiù

Ma l'attrattiva principale del luogo, fonte principale di turismo, baluardo della cucina anticrisi, nonchè unico motivo per il quale Arco di Travertino merita di avere una stazione metro a sé, è sicuramente lui, l'originale, unico tra i mille omonimi sparsi per la città: ALÌ BABÀ KEBAB

"Roma è piena di kebabbari, Arco di Travertino è pieno di kebabbari, cosa avrà questo di speciale rispetto agli altri?"

Non lo so, o meglio sono i fatti a parlare.

Partiamo dalla carne: sono tra i pochissimi kebabari a Roma a poter garantire una carne di provenienza affidabile 
(chiedete informazioni al personale, saranno pronti a spiegarvi. Tra l'altro, questo è uno dei più grossi vanti dei gestori). 

Quindi niente ossa di maiale frullate, niente occhi di pecora o altri materiali che leggende metropolitane rintracciano nel molto più comune e diffuso Doner Kebab (per ulteriori info splatter a riguardo cliccate qui). 
Solo carne di manzo (o di pollo) opportunamente disposta e condita a formare la suddetta costruzione di carne, ad opera degli infaticabili Siriani che ci lavorano.


No, quello non è un ingrediente.

A qualsiasi ora del giorno e della notte questo locale è pieno zeppo di gente, di ogni tipo, di ogni estrazione sociale, di ogni preferenza sessuale (attenzione)

Qui ti immergi nelle varie culture metropolitane: dal cliente sfigato con la sua prostituta minorenne alle quattro di notte, all'uomo d'affari con l'ipad ad ora di cena, da rimastini che dopo serata placano la loro chimica con mezzo kg di trigliceridi e salsa piccante insieme a bore che mangiano 16 falafel senza salsa per mantenere la linea.

E il locale li accoglie tutti, soddisfando tutti i gusti di questa variegata clientela.
A TUTTE LE ORE. Chiesi tempo fa a uno dei gestori: "Ma sono le 4 di mattina, a che ora chiudete?" "Non chiudiamo", rispose lui. 
Ora, tralasciando il fatto che questa cosa non è PROPRIAMENTE legale, va ammirato l'impegno.  

E' sicuramente un locale molto spazioso, pulito, caratteristico.
Il personale,molto gentile, funziona, pronto ad accogliere le centinaia di persone che si presentano ogni sera senza impazzire impugnando pericolose sciabole con l'intento di mozzarti la mano colpevole.

Oddio, certe volte vanno in automatico e ti riempiono il kebab di roba anche non richiesta, ma succede solo quando ci sono 50000 persone (quindi tutte le sere dalle 9 a mezzanotte).


"Ke sh mètt?"  (source: Alessandro Polia per Dude Magazine)

Ciò che colpisce è la qualità del cibo ma anche la varietà di scelta.
Sei vegetariano? Puoi mangiare anche tu.
E no, non "le patatine fritte".
Il panino con variante falafel al posto della carne è "da pippe" (l'ho sentito chiamare così una volta) per i vegetariani e un'ottima alternativa al manzo. 

Offrono una ricca gamma di fritti misti, di carne allo spiedo, di dolci tipici a base di miele.
Ottime sono le crêpes alla nutella fatte con l'impasto della "piadina kebab", anche se leggermente più pesanti. (vi consiglio di mangiarla in due rischio insufficienza cardiaca viste le proporzioni

In conclusione, il miglior posto dove mangiare Kebab nell'emisfero sud di Roma.

Per un'intervista dettagliata al proprietario e per ulteriori info CLICCATE QUI

MONEY TALKING:
Questo posto ha mantenuto il prezzo dei propri prodotti fino all'anno scorso a 3.50, aumentando di 50 cents quest'anno, dopo quasi 15 anni di attività.
Per un prodotto del genere e in tempi di crisi, tanta stima.

mercoledì 9 ottobre 2013

EURO BANGLA


STELLINE TRIPPA ADVISOR: * * * e mezzo

CATEGORIA: appunto, BANGLA

INDIRIZZO: Via Eratostene 46, Roma

FASCIA DI PREZZO: dai 10 ai 15 euri

Finalmente ho la possibilità di parlare a qualcuno di questo singolare posto situato nell'esoterica e misteriosa Tor Pignattara
Ma partiamo dal principio:
com'è che ci si ritrova in una piovosa notte a scegliere di cenare proprio qui?
Siccome mi piace magnare, sono sempre alla ricerca dei posti che mamma Roma mi offre e sono una persona aperta alla cosiddetta γνῶσις, ("Conoscenza" per barbari. Al liceo mi avevano detto che prima o poi il greco antico sarebbe servito a qualcosa. Visto? Trippa Advisor si conferma il luogo dove i miei sogni vanno a morire.) ho approfittato della libera scelta che mi è stata lasciata per organizzare una cena per due.
Unico monito del mio ragazzo: "non esiste che spendo più di 15 euro". 
Hai detto tutto e hai detto niente.
Così accendo il computer, e compio un'accurata ricerca sul gemello cattivo di questo blog, il più celebre ahimè, TripAdvisor.


Un locale carino,dai.


E poi non avevo mai provato la cucina Bangla.
"Vabbè, al massimo rischi la dissenteria. Ottima contro la ritenzione idrica sulle cosce."

La recensione m'ha incuriosita a tal punto da impelagarmi effettivamente in moto, sotto la pioggia, nei meandri della buia e misteriosa e dal tanfo di spezie Tor Pignattara (e dove altrimenti?). 


Arrivati a destinazione, una parte di me è morta


"Avete ristrutturato? Carino!" 


Ci guardiamo attorno: scritte NO ALCOOL ovunque, HALAL FOOD ovunque, VIETATO FUMARE ovunque.

"Questo posto potrebbe essere gestito dalla versione islamica dei Minor Threat"

COMUNQUE,
Ci accoglie un gentilissimo proprietario che ci illustra il menu (un po' povero però particolare)
Ci racconta di essere stato cuoco in un famoso ristorante ai Parioli (del quale non ricordo il nome quindi non sono stata in grado di verificare) e di aver aperto a Tor Pignattara questo ristorante, divenuto ormai punto nevralgico dell'elite Bangla del quartiere.
Infatti, intorno a noi, solo Bangla.

Ok, è sinonimo di garanzia. 

Ordiniamo un antipasto misto illustrato dal proprietario alla perfezione, composto da Samosa (involtini triangolari ripieni di carne o verdure e frittifrittifritti), polpettine di manzo (fritte) e da una zuppa di lenticchie accompagnata da una pseudo focaccia, (fritta). 

YOLO.

Inoltre ci ha portato delle salsine deliziose con cui accompagnare ogni singola cosa fritta dell'antipasto.
Appena ho immesso nel cavo orale ognuna di queste pietanze in me s'è scatenata una piacevole sensazione. 

Quelle cose fritte erano buone.
E per quanto fossero fritte era abbastanza scontata come cosa.

Ma non erano solo buone e, appunto, fritte. 
Erano anche leggere, saporite, fresche
Bisogna sfatare il mito della cucina Bangla come surrogato di quella indiana: cambiano notevolmente i sapori, usano molto il lemongrass e il lime e il tutto risulta piacevolmente fresco e digeribile.


A fare da sottofondo, una piacevole musica di qualche popstar del Brahmaputra. 


Sempre più coinvolti in questo tour gastronomico sul delta del Gange ordiniamo il primo.
Riso Basmati accompagnato da carne di manzo al curry
E ancora una volta si nota la differenza nell'uso delle spezie con la cucina indiana.

Saturi come due vacche marchigiane, chiediamo il conto. 
Il gentile proprietario però ci offre gentilmente un Lassi alla rosa, ovvero un frullato di yogurt e petali di rosa, un toccasana alla digestione di un pasto a base di spezie (però è gratis e quindi me lo prendo lo stesso).

Sorpresi dai sapori e dalla qualità. E sorpresi anche dal conto.
Malgrado il nostro impegno culinario non siamo riusciti ad andare oltre i 14 euro a persona.

Soddisfatti, lasciamo i vicoli notturni di Tor Pignattara con la promessa di tornarci e di sballarci di alcool prima di uscire di casa.

MONEY TALKING:
Due antipasti da ciccioni, un primo, un secondo e un contorno e l'acqua: 25 EURO

PER ULTERIORI INFO CLICCATE QUI (C'è persino un valido pezzo rap indiano come sottofondo)

lunedì 7 ottobre 2013

RISTORANTE GIAPPONESE SENBA



CATEGORIA: cucina asiatica giapponese,cinese e thailandese/sushi

INDIRIZZO: Via Padova 55/57 Roma

FASCIA DI PREZZO: dai 15 ai 20 euro (bevande  e dolci esclusi)

Parliamo sicuramente di uno dei tanti buffet no-limits di Roma, ma questo ha la peculiarità di non presentarsi come una montagna di roba fritta che sta su quei vassoi d'acciaio da più di 2 giorni, a differenza della maggior parte dei suoi simili dispersi in zone asperrime dell'Urbe.

Il ristorante è quasi sempre pieno, in qualsiasi giorno della settimana, spesso capita, se privi di prenotazione, di dover restare fermi all'ingresso ad attendere per dei tavoli liberi. Ed alcune volte se anche si è prenotato, prova inconfutabile della scarsa capacità di comprendere l'italiano dei suoi gestori, ma di questo parleremo più avanti.

 Durante l'attesa però, ci sarà a farvi compagnia il proprietario (credo), un gentile uomo asiatico dal look impeccabile, con un taglio di capelli che in passato gli ha fatto valere il premio di "Little Tony del Fiume Giallo".


Una foto del gestore del ristorante, qui ancora all'apice della sua carriera di sosia nelle periferie di Zhengzhou


Il personale è gentilissimo ed efficiente e il servizio è a dir poco fulmineo. 

Il personale è gentilissimo ed efficiente basta che tu non ordini la stessa cosa a due camerieri diversi: rischi di turbare gli equilibri stabiliti da secoli di meditazione nei templi e di interrompere quel perfetto ingranaggio di tale catena di montaggio stabilita tra camerieri e cuoco e aiuto cuoco. In breve, se avete ordinato delle cose, scordatevi di disdirle.

Il personale è gentilissimo ed efficiente e a volte non capisce l'italiano. Ma recuperano nei modi e con la pazienza dimostrata agli occasionali bori che si lanciano nella cucina giapponese partendo dalla richiesta di una forchetta .

Ma parliamo invece della cucina.
Il menu offre una serie ricca di prelibatezze orientali provenienti da vari paesi, una vasta gamma di scelta tra riso, ramen, verdure, pesce,carne e tofu e altra roba, in varie modalità di condimento e cottura.
Degna di nota è la cosiddetta Tempura "EBI SPECIAL": gamberi fritti in crosta di lamelle di mandorla e poi muori


(N.B. questa cosa la fanno solo di sera,non so perché,forse perché pensano che le mandorle siano fotosensibili)


Grande spazio da dedicare al sushi
Il pesce è fresco e c'è un'ampia scelta di combinazioni.  
fresco anche il sashimi e buono il tataki (tipo sashimi però leggermente scottato ai ferri servito con salsa Teriyaki). A cena potete ordinare il sashimi all'infinito! A pranzo non è possibile farlo, ma potete ordinare il Tataki, che come spiegato, è una versione più matta del sashimi, quindi che l'hanno fatto a fare?



Per i dolci non posso consigliarvi nulla, perché ho preso solo una volta un "dolce di riso al cocco" e m'ha fatto cacare (de gustibus) e poi perché voglio spendere giusto 20 euro (preferisco piuttosto farmi zuccherare il sushi-jo, tra I consigliati del menù).

Ma non dimentichiamoci che resta di fatto un buffet no-limits: ovvero, se ordini più di quanto tu riesca effettivamente a mangiare e avanza del cibo nei piatti, queste simpatiche canaglie vi faranno pagare la differenza.
Ecco perché ormai è consuetudine vedere gente che lascia il ristorante con un quintale di maki in tasca.


Comunque, tra i ristoranti della categoria, resta sicuramente uno dei migliori nel rapporto qualità/prezzo

Personale gentile, sapone per le mani e carta igienica al cesso (questo gli ha fatto guadagnare una stellina in più)

MONEY TALKING:
A pranzo: buffet no-limits dolci e bevande escluse: 15 euro
A cena: buffet no-limits dolci e bevande escluse: 20 euro 
(andateci a pranzo, se non fosse per il già nominato EBI SPECIAL)


Per ulteriori info e prenotazioni, CLICCATE QUI ,e ve l'ho scritto in caps.